Daniel Spoerri, nato Daniel Feinstein (Galaţi, 27 marzo 1930), è un danzatore, pittore e coreografo rumeno naturalizzato svizzero.
È nato in Romania, da Isaac Feinstein, missionario della chiesa luterana norvegese, e da Lydia Feinstein-Spoerri, dal cui nome da ragazza trarrà il proprio nome d'arte.
Durante la guerra, nel 1942, il padre viene trucidato dai nazisti in Romania e la famiglia è costretta a rifugiarsi in Svizzera, a Zurigo, dove il piccolo Daniel vive presso lo zio materno, Theophil Spoerri, rettore dell’Università di Zurigo.
Nella città svizzera inizia a studiare danza, nel 1949, presso la Zürcher Theatertanzschule. A Zurigo incontrò con André Thomkins, Serge Stauffer, esperto e traduttore di Marcel Duchamp.
Tra il 1952 e il 1954 frequenta corsi di danza classica a Parigi e tra il 1954 e il 1957 è stato danseur-étoile presso il Berner Stadttheater. Stringe allora legami di amicizia con Dieter Roth, Bernhard Luginbühl, Claus Bremer, André Thomkins e Meret Oppenheim.
Nel frattempo inizia l'attività di coreografo (Ballet en couleurs - 1955), di poeta, con la serie dei Poemi concreti e di regista . In ambito registico a Berna mette in scena Il desiderio acchiappato per la coda di Picasso, nel 1956 e le prime assolute in lingua tedesca di La cantatrice calva di Ionesco e di La sonata e i tre signori di Jean Tardieu.
Tra il 1957 e il 1959 è aiuto-regista presso il Teatro di Darmstadt e prosegue la sua attività di poeta concreto, mentre conosce e collabora con Emmett Williams.
Trasferitosi nel 1959 a Parigi, entra in rapporto con numerosi artisti che operano nella città tra cui Pol Bury, Jesús Rafael Soto, Marcel Duchamp, Man Ray e Robert Filliou.
Sempre a Parigi, fonda la casa editrice MAT (Multiplication d’art transformable) e inizia la sua opera di artista figurativo: inventa i tableaux-pièges (Quadri-trappola), incollando su tavole gli oggetti quotidiani ammassati nella sua stanza d'albergo (la camera 13 dell' Hôtel Carcassonne, a Rue Mouffetard), che acquistano una presenza insolita nel passaggio dal piano orizzontale a quello verticale. Nel 1960 elabora, con altri, il Manifesto del Nouveau Réalisme. A questo proposito dichiara:
« Io non faccio che mettere un po' di colla su degli oggetti; non mi permetto alcuna creatività[1] »
La sua prima mostra individuale 1961 si svolge a Milano, curata da Arturo Schwarz.
L'anno dopo, il 1962, è segnato dalla pubblicazione di Topographie anecdotée du hasard, nel quadro di un’esposizione alla Galerie Lawrence di Parigi. Si tratta della descrizione minuziosa di oggetti presenti sulla tavola della sua camera ed evocazione di ciò che suggeriscono. Prosegue in questa ricerca di trasformazione del reale con i suoi Détrompe-l'œil, del 1963, nei quali gli oggetti della quotidianità stravolgono e mettono in discussione l'immagine alla quale sono connessi: per esempio in La Douche fissa una rubinetteria da stanza da bagno su un quadro che rappresenta un torrente di montagna. Intraprende ora un'altra linea di ricerca, che lo condurrà alla Eat Art: colleziona pasti alla Galerie J. Con Robert Filliou, propone nel 1964 dei Pièges a parole, montaggi visivi che materializzano luoghi comuni e frasi fatte. Nello stesso anno vive a New York e prende contatto con gli artisti del gruppo di Fluxus.
Dopo due anni di ritiro nell'isoletta greca di Symi (nell'Egeo), apre a Düsseldorf il ristorante Spoerri (18 giugno 1968) nel quale serve cibo preparato da lui stesso. Nel 1970 apre, nei locali sovrastanti il ristorante, la Eat Art Galerie, che è anche l'editrice di numerose pubblicazioni sue e di altri artisti. Intraprende anche a praticare la scultura: la prima opera (un bronzo) si intitola Santo Grappa. Altre forme d'arte derivate dal ristorante sono i quadri realizzati incollando sulla tavola i resti e i piatti sporchi, così come li hanno lasciati i clienti, le collezioni di ricette di cucina e stravaganti riti gastronomici che diventano performance.
Evoluzione della Eat Art è, agli inizi degli anni settanta, la creazione di Nature morte in senso letterale: carcasse di animali messi in mostra a indicare l'ambiguità della sua arte della conservazione in rapporto alla morte.
Le opere degli anni precedenti sono in mostra in due retrospettive degli anni 1971-1972, ad Amsterdam, a Zurigo e a Parigi (Centre national d'art contemporain). Nel 1978 è chiamato ad insegnare nella «Fachhochschule für Kunst und Gestaltung» di Colonia.
La scultura lo impegna negli anni ottanta, che iniziano con la mostra interamente dedicata alla Eat Art: «Eat Art Festival», presso la Maison de la Culture di Chalon-sur-Saône. Inizia ad assemblare strumenti da cappellaio, attrezzature ortopediche e da macellaio in forma di idoli da parodia, alcuni dei quali sono poi fusi in bronzo. È la fase che egli definisce degli «oggetti etnosincretistici», che riuniscono maschere primitive, oggetti da mercato delle pulci e simboli religiosi occidentali, per deridere ogni fede e ogni convenzione artistica. Nel 1983 è nominato Professore d'arte all'Ecole des Beaux-Arts di Brest e professore alla Kunstakademie di Monaco, dove organizza una serie di conferenze dal titolo «Spoerri presents ...» a cui invita Christo, L. Fischer, K. Gerstner, B. Luginbühl, H. Nitsch, F. Schwegler, O. Wiener, J. Tinguely, R. Topor. La carriera accademica prosegue e nel 1987 è Professore esterno alla «Hochschule für Angewandte Kunst» di Vienna, ma nel 1989 abbandona la cattedra di Monaco per dedicarsi completamente alla propria creatività.
Dal 1989 vive frequentemente in Italia, prima ad Arcidosso e poi a Seggiano (in provincia di Grosseto), dove comincia a costruire un parco-museo dove raccoglie opere proprie e di suoi amici artisti: «Il Giardino di Daniel Spoerri». Dal 1997 il Giardino è sotto l'egida della Fondazione «Hic terminus haeret - Il Giardino di Daniel Spoerri». L’artista lascia Parigi per vivere stabilmente nel paese toscano.
Ancora nell'ambito della Eat Art si colloca, nel 1992 l'ideazione del ristorante che costituisce il centro del Padiglione della Svizzera all'Esposizione universale di Siviglia.
Nel 1993 la Francia lo insignisce del «Grand Prix National de la Sculpture».
Egli va ancora oltre nel concetto di abbandono di ogni creatività, facendo realizzare alcune delle sue opere da parte di terzi (ivi compreso un bambino di 11 anni): i quadri realizzati da questi intermediari recavano sul retro un'etichetta con la firma dell'artista e la data. Questa modalità artistica è stata al centro di una complessa e curiosa vertenza giudiziaria[2]. Ci si può interrogare in merito alla natura obsoleta di questa posizione, se si considera l'erosione della nozione di opera d'arte iniziata soprattutto da Marcel Duchamp (si pensi dei suoi ready-made e soprattutto al destino di Fountain ad una mostra) sembra aver raggiunto un punto di svolta irreversibile.
Nel 1972, il Centro Nazionale d'Arte Contemporanea di Parigi gli ha dedicato una retrospettiva.
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