Marco Lodola nasce a Dorno (Pavia) nel 1955 ed è tra i fondatori del movimento del Nuovo Futurismo degli anni '80, teorizzato dal critico Renato Barilli. Dall'esperienza futurista, Lodola, mutua l'uso appassionato del colore, l'energia dirompente della luce e soprattutto, forse prima di tutto, l'idea dell'arte come parte integrante della vita, senza elitarismi e confini arbitrari.
Dal 1983 ha esposto le sue figure in plexiglass a Roma, Milano, Firenze, Bologna, Lione, Vienna, Madrid, Barcellona, Parigi e Amsterdam.
Nel 1994 è uno dei primi artisti contemporanei ad esporre su invito della Repubblica Cinese nei locali degli ex archivi della città imperiale di Pechino.
Nel 1996 espone negli Stati Uniti a Miami e a New York.
Partecipa alla XII Quadriennale di Roma e alla VI Biennale della Scultura di Montecarlo.
Marco Lodola Ha disegnato nel 1999 la collezione “Tazzine ballerine” per la “Illy”.
È noto anche al grande pubblico per le sue collaborazioni con protagonisti della cultura e dello spettacolo, con scrittori come Aldo Busi e Marco Lodoli e con alcuni tra i personaggi più popolari della musica italiana, i Timoria, gli 883 di Max Pezzali e Jovanotti.
Come scrive Roberto D'Agostino in "Lodola", edito da Mondadori: "La dimensione di spettacolarità insita nel sistema contemporaneo porta Lodola a produrre immagini che riflettono con cinica e ludica puntualità il destino dell'uomo: l'esibizione come esibizionismo, come ineluttabile cancellazione della profondità ideologica, religiosa, sessuale e morale. Lo spegnimento della profondità segna il punto di massima eccitazione della superficie. Così la plastica diventa specchio del carattere artificiale della vita, vissuto come unica natura possibile, come sfondo naturale dell'uomo moderno?"
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